ORA TOCCA A VOI!

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E certo, adesso è il vostro momento! Vorrei scriveste qui le vostre passioni, il vostro modo di “fare arte”…perchè secondo me ognuno ha il suo modo…ognuno è artista in qualcosa…questo è quello che credo io! Aspetto vostre news…ci conto!

Giovanni

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Giovanni Boldini nasce a Ferrara, in via Volta Paletto 1941, il 31 dicembre 1842 dal matrimonio (1830) di Benvenuta Caleffi (1811-1879) e Antonio Boldini (1799- 1872), pittore formatosi sotto la guida di Giuseppe Saroli e unico figlio di Beatrice Mandolini e Giuseppe (1774- 1808).

Biografia in: http://it.wikipedia.org/wiki/Giovanni_Boldini

Henri

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Nacque a Cateau-Cambresis nel 1869 e morì a Cimiez, Nizza, nel 1954. Nel 1877 passò a Parigi a studiarvi legge e qualche tempo dopo cominciava a dipingere: una Nature morte aux livres (1890) è considerata il suo primo saggio di pittura. Nel 1892 abbandonava la carriera di avvocato per entrare all’Académie Julien de Paris, allievo di Bouguereau e Ferrier. L’anno seguente passava all’Ecole des Beaux-Arts, sotto la guida di Gustave Moreau: l’atmosfera vivificante di quell’ambiente (ebbe per compagni tra gli altri Rouault, Marquet, Piot, Camoin, Manguin) fu molto importante per la sua formazione. Le prime tele (nature morte, interni, dipinti tra il 1893-95), impostate in modo tradizionale ed in toni piuttosto scuri, non fanno ancora supporre in lui il pittore fra i più nuovi dell’arte moderna; tuttavia alcune di esse per un inprovviso taglio di luce, per un segno coinciso si stacca dalla produzione contenporanea. Dopo il 1985 cominciava la lenta conquista dei propri mezzi espressivi attraverso un intrigo di esperienze diverse: su una base impressionista l’innesto della scomposizione cromatica pointilliste (puntinista); il ricordo di Van Gogh in certi toni puri, violenti, decisamente pre-fauves (Paysage de Toulouse); il cloisonnisme (sintetismo) decorativo e simbolistico di Gauguin e l’arte orientale, giapponese e islamica. A ciò si aggiunga, a partire dal 1898, l’esempio dell’ arte di Cézanne.

Vincent

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Nato il 30 marzo 1853 a Groot Zundert, nel Brabante olandese, è avviato dal padre, pastore protestante, alla carriera di mercante d’arte: lavora dal ’69 al ’73 nella succursale della Galleria Goupil all’Aja, poi in quella londinese dal 1873 al 1875, infine nella sede centrale di Parigi.
Appassionato di pittura, nutre però un profondo disinteresse per il mestiere di mercante: così all’inizio del 1876 lascia d’improvviso l’impiego. Ma non sa ancora quello che vuole; legge moltissimo, spesso disegna , talora è preso da crisi religiose.
E’ a Ramsgate, nel Kent, come insegnante di lingua, poi aiuto predicatore a Isleworth, presso Londra, impiegato di libreria a Dordrecht, studente di teologia ad Amsterdam e frequenta dei corsi di predicazione a Bruxelles.
Finalmente nel gennaio del ’79 ottiene l’incarico di predicatore libero nei bacini minerari del Borinage, dove vive gli stenti e le privazioni dei minatori.
Di qui egli esce con un esaurimento da cui non si riprenderà più: pure è nel Borinage che egli scopre definitivamente nella pittura la sua vocazione, dopo un profondo esame di coscienza compiuto nell’estate del 1880 e testimoniatoci da una lettera al fratello Theo, fin da allora prodigo di aiuti, anche economici all’amato Vincent.
Lasciato il Borinage, dove aveva riempito i suoi taccuini di disegni ispirati alla vita dei minatori, Van Gogh si trasferisce dapprima a Bruxelles, studiandovi anatomia e prospettiva, poi nella nuova residenza famigliare di Etten.
Nel dicembre del 1881 si reca all’Aja, dove sotto la guida del cugino Mauve, compie le prime esperienze pittoriche.
Dopo un soggiorno a Nuenen, presso la famiglia (1883-85) , e ad Anversa (1885-86) , si ricongiunge a Parigi con l’amato fratello Théo.
A Parigi frequenta l’atelier Cormon, dove conosce altri giovani come Toulouse – Lautrec e Anquetin, partecipa alle vivaci discussioni che seguono la crisi dello Impressionismo, parteggia per i divisionisti e i sintetisti, incontra artisti come Pissarro, Gauguin, Seurat, Signac e Bernard.
Ed è con Gauguin che più si lega; quando va ad Arles per ritirarsi a lavorare prega con insistenza l’amico di raggiungerlo.
Questi arriva il 20 ottobre del 1888 e i due mesi che seguono sono per entrambi fertili di lavoro: ma la diversità dei loro temperamenti e le continue discussioni logorano i fragili nervi di Van Gogh che nella sera del 23 dicembre tenta armato di rasoio, di aggredire l’amico e poco dopo per punirsi, volge l’arma su se stesso e si taglia un orecchio.
E’ la prima violenta crisi di una serie che travaglia i suoi ultimi anni.
Nel maggio del 1889 entra nell’ospedale psichiatrico di Saint Remy de Provence per sottoporsi a cure più assidue: dopo un anno si trasferisce ad Auvers sur Oise, dove il dottor Gachet si prende cura di lui.
Tutto sembra andare per il meglio; ma solo due mesi più tardi, in un giorno in cui le allucinazioni più assediano la sua mente, si spara un colpo di rivoltella al cuore in aperta campagna. E’ il 27 luglio del1890: due giorni dopo muore assistito da Théo e dall’amico Gachet.